La cessione del “quinto”

soldiPer ottenere un prestito personale, come abbiamo visto, è necessario prestare alcune garanzie all’istituto emittente. I casi in cui non è possibile dare garanzia possono essere molteplici, come non possedere beni mobili o immobili, oppure essere stati sottoposto a pignoramenti o protesti.
In questo caso sarebbe molto difficile ottenere finanziamenti proprio perchè si risulterebbe essere persone a rischio di insolvenza. Proprio per casi simili sono nati i prestiti garantiti cioè prestiti per i quali la banca è sicura che incasserà le rate stabilite. Il prestito garantito  più conosciuto ed utilizzato è quello conosciuto come “cessione del quinto”, che può richiedere qualsiasi lavoratore dipendente in possesso di busta paga o di pensione, il che attesta che si hanno entrate mensili. Ma cosa si intende per “quinto?”. Il quinto in questo caso altro non è che la quinta parte dello stipendio o della pensione, che svolge le funzioni di garanzia per la banca emittente il prestito o finanziamento. Infatti per questi tipi di prestito la rata massima pagabile è la quinta parte dello stipendio, e conseguentemente anche la somma massima sarà ad essa collegata. Non tutti però possono accedere a questa forma di finanziamento, infatti si devono possedere dei requisiti specifici, che sono:
  • svolgere lavoro dipendete, sia pubblico che privato, con un contratto a tempo indeterminato;
  • aver maturato un anno di servizio per i dipendenti pubblici non statali o 4 anni per i dipendenti pubblici statali. Per quel  che riguarda i dipendenti privati il periodo minimo viene invece stabilità dall’istituto che eroga il finanziamento;
  • il collocamento a riposo deve essere successivo al termine del prestito.
Oltre a questi requisiti che riguardano il lavoratore richiedente il prestito personale, nel caso di lavoratore privato, anche il datore di lavoro deve riunire alcuni requisiti:
  • la società per la quale si lavora deve avere una delle forme societarie ammesse dalla banca, ossia spa, srl, snc, etc;
  • deve avere un capitale sociale ed un numero di dipendenti superiori a limiti stabiliti dallo stesso istituto emittente.
Oltre a ciò, il lavoratore privato può accedere a tale forma di finanziamento solo con il consenso del datore di lavoro.
La differenza che si nota tra i vincoli stabiliti per i lavoratori del settore pubblico e di quello privato è insita nella maggior garanzia di liquidità che lo Stato da rispetto ad una azienda privata.
Per questo tipo di finanziamento non è necessario rappresentare alcuna motivazione per ottenerne l’erogazione. Quindi, in caso di positivo accoglimento, si riceverà dalla banca l’intero importo richiesto, per restituirlo in rate costanti che, come detto, non possono superare il quinto dello stipendio etto percepito. IN questo caso sarà il datore di lavoro del richiedente a versare le rate, trattenendone l’importo dallo stipendio.
Oltre al fatto di avere stabilmente un lavoro e quindi un reddito, è obbligatorio sottoscrivere un’assicurazione che copra il pagamento delle rate in caso di perdita del lavoro. In ogni caso, se dovessero sopraggiungere cause che non permettessero la restituzione del prestito e la somma risarcibile dall’assicurazione fosse inferiore al debito ancora in essere, la banca o la finanziaria  che lo hanno erogato possono effettuare una rivalsa sul TFR (trattamento di fine rapporto, la cd. liquidazione).
Un’altra differenza tra questo ed altri tipi di prestiti, da non sottovalutare, è l’impossibilità a revocare l’autorizzazione ad operare le trattenute in busta paga, anche se è possibile estinguere il finanziamento, pagando chiaramente il debito residuo ed eventuali spese

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